Enzo Santini

Il drappellone

Per un senese realizzare il drappellone è doppiamente impegnativo: per l’artista dovendo dipingere su di un drappo di seta di dimensioni insolite, per il contradaiolo dovendo superare il coinvolgimento emotivo. La sfida ha riguardato principalmente la necessità di infondere armonia all’intero drappellone tenendo legate la parte alta con quella bassa. Gli elementi tradizionali non sparsi in modo disarmonico ma collocati in un contesto equilibrato dove l’omogeneità complessiva dell’opera, dai colori alle forme, è evidente.

Il Palio
L’opera d’arte è il risultato di una visione globale e armonica del soggetto rappresentato. Tuttavia lo spazio a disposizione dell’artista è sempre inadeguato alla sua fantasia, al suo dinamismo creativo. Si vorrebbe uscire dalla superficie opprimente che hai davanti a te per dare libero sfogo ai propri pensieri, ma i quattro lati del quadro, come mura invalicabili, mandano in fumo ogni tua velleità. Il drappellone del Palio non è fuori da questa disciplina spaziale. Al contrario ne accentua tutti i suoi limiti perché le sue dimensioni anomale - cm. 250 x 80 - mi hanno indotto a riflettere molto su come impostare il lavoro sulla seta.
Di una cosa ero certo: dovevo superare il vecchio, consolidato modello che mostrava le varie componenti del drappellone vivere una loro vita autonoma, staccate l’una dall’altra, private del legame che deve unire la parte alta dell’opera a quella bassa: legame indispensabile per ottenere un tutto omogeneo e quindi armonico.
Con questa certezza ho dipinto il drappellone.
Su un foglio di carta ho tracciato una specie di ESSE capovolta che partendo dal basso occupava l’intera superficie. Questo semplice segno sinuoso è stato il filo conduttore che ha poi condizionato totalmente l’opera. Infatti il collo del cavallo assume una posizione curvilinea che occupa circa la metà del drappellone accompagnando, quasi con forza, lo sguardo dell’osservatore verso l’alto dove la seconda curva della esse si apre con un fiore che nasconde una figura femminile, come a proteggerla dalle cose terrene mostrate in basso dal cavallo. Il collo lacerato esprime passione, forza, tragedia, cioè i sentimenti del nostro popolo. La testa, protesa verso l’alto, mostra uno sforzo immane che aspira a fuggire da quella insopportabile tensione. Fra i muscoli del collo ha origine un rosso elemento cromatico che all’altezza della testa dell’animale si stempera nell’azzurro sereno del fiore per condurci in alto dove una figura femminile dalla testa reclinata, come una madonna del ‘300, osserva, con sereno distacco, le vicende terrene sotto di lei, protetta dal fiore che la serra dentro di sé. Questa è stata la mia Madonna.
La parte a destra del cavallo e quella che circonda la Madonna sono state dipinte con un blu marino intenso che aveva lo scopo di proiettare in avanti i due elementi più importanti del drappellone, la Madonna e il cavallo, che sottolineano il carattere laico e religioso del Palio. In lontananza, alla sinistra del fiore, si scorge una Siena surreale circondata anch’essa da quel blu comune a tutto il drappellone.
I simboli, che il regolamento comunale ti obbliga a mostrare, si trovano nella parte bassa dell’opera, assicurati a un muro merlato. Vivono una loro vita autonoma, lontani da negative contaminazioni della ESSE ascensionale nel rispetto dell’equilibrio complessivo dell’opera.